Questa gente scalza, scamiciata, cenciosa, ignorante, abbietta, queste tenebre posson essere impiegate alla conquista dell'ideale; guardate attraverso il popolo e scorgerete la verità. Questa vile sabbia che premete sotto i piedi, gettatela nella fornace, fatevela fondere, ribollire e diverrà cristallo splendido, ed in grazia sua Galileo e Newton scopriranno gli astri.
XIII • IL PICCOLO GAVROCHEOtto o nove anni circa, dopo gli avvenimenti raccontati nella seconda parte di questa storia, si notava nelle adiacenze del Tempio e dintorni del Serbatoio d'Acqua un ragazzetto d'undici o dodici anni, che avrebbe abbastanza correttamente incarnato quell'ideale del birichino sopra abbozzato, se, col riso della sua età sulle labbra, non avesse avuto il cuore assolutamente vuoto e triste. Quel fanciullo era infatti vestito con un paio di calzoni da uomo, ma non li aveva ereditati dal padre; e portava una camicia da donna, che non aveva avuta da sua madre; eran state delle persone qualunque a vestirlo così, per carità. Eppure, aveva un padre e una madre; ma suo padre non pensava a lui e sua madre non l'amava; era uno di quei fanciulli, degni di compassione più di tutti, che hanno padre e madre e pur son orfani.
Quel fanciullo non si sentiva mai tanto bene come quando era per istrada. Il lastrico era per lui meno duro del cuore di sua madre.
I genitori l'avevan gettato nella vita con un calcio ed egli aveva preso il volo colla massima semplicità.
Era un fanciullo chiassoso, pallido, svelto, sveglio e motteggiatore, dall'aspetto vivace e malaticcio.
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