«Che incantevole gran signore!» andava dicendo «e che aspetto bonario aveva, col suo cordone azzurro!» Agli occhi di Gillenormand, Caterina II aveva riparato il delitto della spartizione della Polonia, comprando per tremila rubli il segreto dell'elisir d'oro da Bestuscef. Su questo argomento s'animava: «L'elisir d'oro,» esclamava, «la tintura gialla di Bestuscef, le gocce del generale Lamotte costavano, nel diciottesimo secolo, un luigi la bottiglietta di mezza oncia ed erano il grande rimedio alle catastrofi d'amore, la panacea contro Venere. Luigi XV ne mandava ducento bottiglie al papa.» L'avrebbero esasperato e fatto uscir dai gangheri, se gli avessero detto che l'elisir d'oro non è altro che il percloruro di ferro. Gillenormand adorava i Borboni e aveva in orrore il 1789, andava raccontando senza posa in qual modo s'era salvato sotto il Terrore e quanta allegrezza e quanto spirito gli fossero stati necessarî; per non aver tagliata la testa. Se qualche giovanotto si lasciava andare fino a far davanti a lui l'elogio della repubblica, diventava cianotico e s'irritava fino allo svenimento. Talvolta faceva allusione alla sua età di novant'anni e diceva: Voglio sperare che non vedrò due volte il novantatre. In altri momenti, dichiarava a tutti che intendeva vivere cent'anni.
V • BASCO E NICOLETTAAveva le sue teorie, eccone una: «Quando un uomo ama appassionatamente le donne ed ha a sua volta una moglie della quale si cura poco, brutta, scontrosa, legittima, piena di diritti, appollaiata sul codice e gelosa all'occorrenza, ha un solo modo di liberarsene e d'esser lasciato in pace, ed é quello di lasciar alla moglie i cordoni della borsa.
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