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      Giovanissimo, quel Giorgio Pontmercy era soldato nel reggimento di Saintonge. Scoppiò la rivoluzione e il reggimento di Saintonge fece parte dell'esercito del Reno; poiché gli antichi reggimenti monarchici conservarono il loro nome di provincia anche dopo la caduta della monarchia, e non furono riuniti in brigate che nel 1794, Pontmercy si batté a Spira, a Worms, a Neustadt, a Turkheim, ad Alzey e a Magonza, dove fu dei duecento che formarono la retroguardia di Houchard; resistette, con undici compagni, contro l'intero corpo del principe di Hesse, dietro il vecchio bastione d'Andernach, e non ripiegò sul grosso dell'esercito che quando il cannone nemico ebbe aperto una breccia dal cordone del parapetto fino alla sommità della scarpata. Fu sotto Klèber a Marchiennes, e alla battaglia di Mont-Palissel ebbe un braccio spezzato da una scheggia di mitraglia. Poi passò alla frontiera d'Italia e fu uno dei trenta granatieri che difesero il colle di Tenda con Joubert; Joubert ne ritrasse la nomina ad aiutante generale e Pontmercy quella a sottotenente. Fu a fianco di Berthier, in mezzo alla mitraglia, in quella giornata di Lodi che fece dire al Bonaparte: Berthier è stato cannoniere, cavaliere e granatiere. Vide il suo antico generale Joubert cadere a Novi nel momento in cui, colla sciabola sguainata, gridava: Avanti! Essendo stato imbarcato colla sua compagnia, per la necessità della campagna, sopra un piccolo legno armato che andava da Genova a non so più quale piccolo porto della costa, cadde in un vespaio di sette od otto vele inglesi.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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