Era quello stesso brigante della Loira.
Abbiamo già visto qualche cosa della sua storia. Dopo Waterloo, Pontmercy, tratto fuori, come ci si ricorderà, dalla strada incassata d'Ohain, era riuscito a raggiungere l'esercito e s'era trascinato, d'ambulanza in ambulanza, fino agli accantonamenti della Loira.
La restaurazione l'aveva messo a mezza paga, poi l'aveva mandato in residenza, cioè sotto sorveglianza, a Vernon. Re Luigi XVIII, considerato come non avvenuto tutto quello che era accaduto durante i Cento giorni, non gli aveva riconosciuto né la sua qualità d'ufficiale della Legion d'onore, né il suo grado di colonnello, né il suo titolo di baronetto Egli da parte sua, non tralasciava alcuna occasione per firmare colonnello barone Pontmercy; aveva solo una vecchia giubba azzurra, e non usciva mai, senza attaccarvi la rosette di ufficiale della Legion d'onore. Il procuratore del re lo fece avvertire che la giustizia l'avrebbe denunciato per «porto illegale di codesta decorazione». Quando quell'annunzio gli fu dato da un intermediario ufficioso, Pontmercy rispose con un amaro sorriso: «Non so proprio se sia io che non capisco più il francese, o se siete voi che non lo parlate più; fatto sta che non capisco.» Poi uscì otto giorni di seguito colla rosetta; e non osarono dargli noie. Due o tre volte il ministro della guerra e il generale comandante il dipartimento gli scrissero con questo indirizzo: Al signor comandante Pontmercy, ed egli rimandò le lettere, senza aprirle. In quello stesso tempo, Napoleone a Sant'Elena trattava nello stesso modo le missive di sir Hudson Lowe, indirizzate al generale Bonaparte; Pontmercy, ci si passi la frase, aveva finito per aver in bocca la stessa saliva del suo imperatore.
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