III • REQUIESCANTIl salotto della signora di T... era tutto ciò che Mario Pontmercy conoscesse del mondo, la sola apertura dalla quale potesse guardare nella vita. Era uno spiraglio senza luce e da quella finestrella gli veniva più freddo che caldo, più buio che sole; quel bimbo tutto allegria e luce al momento del suo ingresso in quel mondo strano, vi divenne triste in poco tempo e, cosa ancor più contrastante con siffatta età, grave. Circondato da tutte quelle persone imponenti e singolari, si guardava intorno con serio stupore. Tutto concorreva ad accrescerlo in lui, v'erano nel salotto della signora di T... alcune nobili signore anziane, venerabilissime, che si chiamavano Mathan, Noé, Lévis (che si pronunciava Lévi) e Cambis (che si pronunciava Cambise); quei volti antichi, quei nomi biblici si confondevano nella mente del fanciullo col vecchio testamento che stava imparando a memoria e, quand'esse eran tutte raccolte là, sedute in cerchio intorno ad un fuoco morente, a malapena rischiarate da una lampada circondata da un velo verde, i profili severi, i capelli grigi o bianchi, le lunghe vesti d'un'altra età, delle quali si distinguevan solo i colori scuri, e lasciavano cadere a rari intervalli parole contemporaneamente maestose e crudeli, il piccolo Mario le osservava con occhi sgomenti, credendo di vedere, non già delle donne, ma dei patriarchi e dei magi; non esseri reali, ma fantasmi.
A quei fantasmi si univano alcuni preti, consueti frequentatori di quel salotto, e taluni gentiluomini; il marchese Sassoney, segretario particolare della signora di Berry, il visconte di Valory, che pubblicava odi monoritmiche sotto lo pseudonimo di Carlantonio, il principe di Beauffremont, che, abbastanza giovane, aveva una testa tendente al grigio e una moglie bella e spiritosa, le vesti della quale, di velluto scarlatto a festoni d'oro, scollatissime, facevano sbigottire quelle tenebre; il marchese di Coriolis d'Espinouse, l'uomo che meglio conosceva, fra quanti sono in Francia, la «gentilezza proporzionata»; il conte d'Amendre, buon vecchio dal mento benevolo, e il cavaliere di Port-de-Guy, assiduo della biblioteca del Louvre, detta il gabinetto del re.
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