Si può sorriderne, ma non si può né sprezzarlo né odiarlo; era la Francia d'un tempo.
Mario Pontmercy, al pari di tutti i ragazzi, fece i suoi studi. Allorché uscì dalle mani della zia Gillenormand, il nonno l'affidò a un degno professore, della più pura innocenza classica; e quella giovane anima che si schiudeva passò da una schifiltosa ad un pedante. Mario fece i suoi anni di collegio, poi entrò nella scuola di diritto. Era realista, fanatico ed austero; amava poco il nonno, del quale l'urtava l'allegria e il cinismo, ed era freddo nei riguardi di suo padre.
Del resto, era un giovane ardente e freddo, nobile, generoso, fiero, religioso ed esaltato; probo fino alla durezza, puro fino alla selvatichezza.
IV • FINE DEL BRIGANTEIl termine degli studi classici di Mario coincidette col ritiro dalla società di Gillenormand. Il vecchio disse addio al sobborgo di Saint Germain e al salotto della signora di T... e venne a stabilirsi al Pantano, nella sua casa di via Figlie del Calvario. Colà aveva per domestici, oltre al portiere, quella cameriera Nicoletta che era succeduta alla Magnon e quel Basco ansante e bolso, del quale si è già parlato.
Nel 1827, Mario aveva compiuto i diciassette anni. Una sera, mentre rientrava, vide il nonno con una lettera in mano.
«Mario,» disse Gillenormand, «tu partirai domani per Vernon.»
«Perché» chiese Mario.
«Per vedere tuo padre.»
Mario ebbe un fremito. Aveva pensato a tutto, fuorché alla eventualità che un giorno egli vedesse suo padre; e nulla poteva essergli più inatteso, più sorprendente, e diciamolo pure, più sgradevole.
| |
Francia Pontmercy Gillenormand Mario Gillenormand Saint Germain Pantano Figlie Calvario Nicoletta Magnon Basco Mario Gillenormand Vernon Mario
|