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      L'assaggio d'un mistero assomiglia alla primizia d'uno scandalo e le anime sante non detestano siffatte cose; nei segreti scomparti della bigotteria v'era un po' di curiosità per lo scandalo.
      In preda ad un vago desiderio di sapere qualche cosa in proposito, per distarsi da quella curiosità che l'agitava un po' più delle sue abitudini, s'era rifugiata nelle sue abilità e ricamava col cotone sul cotone uno di quei merletti dell'impero e della restaurazione, con molte ruote da carrozzino: lavoro sgraziato e lavoratrice poco amabile. Era da parecchie ore sulla sedia, quando la porta s'aperse. La signorina Gillenormand alzò il naso: il luogotenente Teodulo le stava davanti e le faceva il saluto d'ordinanza. Ella mandò un grido di gioia; si ha un bell'esser vecchia, schifiltosa, devota e zia, ma è sempre una bella cosa vedersi entrare in camera un lanciere.
      «Tu qui, Teodulo!» esclamò.
      «Di passaggio, mia cara zia.»
      «Ma dammi un bacio, dunque!»
      «Ecco fatto,» disse Teodulo.
      E l'abbracciò. La zia Gillenormand si diresse ad uno scrignetto e l'aperse.
      «Speso che resterai con noi almeno tutta la settimana.»
      «Riparto stasera, zia.»
      «Non è possibile!»
      «Matematicamente.»
      «Resta, mio piccolo Teodulo; te ne prego.»
      «Il cuore dice di sì, ma la consegna dice di no. La storia è semplice: ci cambiano di guarnigione. Eravamo a Melun e ci mettono a Gaillon. Per andare dalla vecchia guarnigione alla nuova, bisogna passare da Parigi e io ho detto: 'Andrò a trovare la zia'.»
      «Ed eccoti per il tuo disturbo.»
      Ed ella gli mise in mano dieci luigi.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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