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E non più per mandato, ormai, ma per curiosità personale, come quei cani che cacciano per proprio conto, si mise a seguir Mario.
Il quale non badava per nulla a Teodulo. Alcune donne eleganti scesero dalla diligenza, ma egli non le guardò; sembrava non vedesse nulla intorno a sé.
«Com'è innamorato!» pensò Teodulo.
Mario si diresse verso la chiesa.
«Benone!» disse tra sé Teodulo. «La chiesa, proprio! Gli appuntamenti conditi con un poco di messa sono i migliori; nulla di più piccante d'una occhiata furtiva, che passa sopra Iddio.»
Giunto alla chiesa, Mario non v'entrò, girò dietro all'altare maggiore, sparendo dietro l'angolo formato da un contrafforte dell'abside.
«L'appuntamento è all'esterno,» disse Teodulo. «Vediamo la ragazza.»
E avanzò sulla punta degli stivali verso l'angolo dietro il quale era scomparso Mario.
Arrivato là, si fermò stupefatto. Mario, la fronte fra le mani, era inginocchiato nell'erba sopra una fossa, sulla quale aveva sparso i fiori; all'estremità della fossa, sopra un rialzo al posto del capo, v'era una croce di legno nero, con questo nome in lettere bianche: colonnello Pontmercy. Si sentiva Mario singhiozzare.
La ragazza era una tomba.
VIII • MARMO CONTRO GRANITOEra quello il luogo dove Mario era venuto, la prima volta che si era assentato da Parigi; e là tornava, ogni qual volta Gillenormand diceva: «Passa la notte fuor di casa.»
Il luogotenente Teodulo fu del tutto sconcertato da quell'inatteso faccia a faccia col sepolcro; provò una sensazione sgradevole e singolare, ch'era incapace d'analizzare, fatta del rispetto verso una tomba congiunto a quello verso un colonnello.
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