Serviva di collegamento fra gli Amici dell'A B C e altri gruppi ancora informi, che però dovevan disegnarsi più tardi.
In quel conclave di teste giovani v'era un membro calvo.
Il marchese d'Avaray, che Luigi XVIII fece duca perché l'aveva aiutato a salire sopra una vettura di piazza il giorno in cui emigrò, raccontava che nel 1814, al suo ritorno in Francia, mentre il re sbarcava a Calais, un uomo gli presentò una supplica. «Cosa chiedete?» disse il re. «Un ufficio postale, sire.» Come vi chiamate? «l'Aigle.»
Il re aggrottò le ciglia, guardò la firma della supplica e vide il nome scritto così: lesgle. Quell'ortografia così poco bonapartista commosse il re, che incominciò a sorridere «Sire,» riprese l'uomo dalla supplica, «ebbi per antenato un servo addetto ai cani, soprannominato Lesqueles, le fauci, e quel soprannome ha originato il mio nome; io mi chiamo Lesgueles e, per contrazione, Lesgle, poi per corruzione, Laigle.» Il re completò il suo sorriso e, più tardi, diede a quel l'uomo l'ufficio postale di Meaux, non si sa se apposta o per una svista.
Il membro calvo del gruppo era figlio di quel Lesgle o Lègle e firmava sempre Lègle, di Meaux. I compagni, per abbreviare, lo chiamavano Bossuet.
Bossuet era un giovanotto allegro, ma disgraziato. La sua specialità era di non riuscire a nulla; in compenso, rideva di tutto. A venticinque anni era calvo. Suo padre aveva finito per avere una casa e un campo; ma il figlio, s'era affrettato a perdere in una speculazione sbagliata campo e casa e non gli era rimasto nulla.
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