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      Grantaire, vicino ad Enjolras, ridiventava qualcuno; del resto, era anch'egli composto di due elementi in apparenza incompatibili, poiché era ironico e cordiale. La sua indifferenza amava; mentre la sua mente faceva a meno d'una credenza, il suo cuore non poteva far a meno d'una amicizia. Contraddizione profonda, poiché un affetto è una convinzione. La sua natura era fatta così. Vi sono uomini che sembran nati per essere il tergo, il rovescio, il soppanno: tali sono Polluce, Patroclo, Niso, Eudamida, Efestione, Pechméja. Vivono solo a condizione d'essere addossati a un altro; il loro nome è un seguito e si scrive soltanto preceduto dalla congiunzione «e»; l'esistenza non appartiene ad essi, ma è il lato opposto di un'altra esistenza non loro. Grantaire era uno di quegli uomini, era il rovescio d'Enjolras.
      Si potrebbe quasi dire che le affinità incomincino nelle lettere dell'alfabeto: nella serie, O e P sono inseparabili. Potete, come vi aggrada, pronunciare O e P, oppure Oreste e Pilade.
      Grantaire, verso satellite d'Enjolras, frequentava quella cerchia di giovanotti; si trovava bene solo con loro e li seguiva dappertutto. La sua gioia consisteva nel vedere andare e venire quei profili, in mezzo ai vapori del vino. Lo tolleravano per il suo buon umore.
      Enjolras, credente, disdegnava quello scettico e, sobrio, quell'ubriacone. Gli accordava solo un po' d'altera compassione. Grantaire era un Pilade poco gradito; sempre maltrattato da Enjolras, duramente respinto, scacciato e sempre di ritorno, diceva d'Enjolras: «Che bel marmo!


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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