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«Vi cercavo,» riprese Laigle di Meaux.
«Come mai?» chiese Mario. Infatti era proprio lui, che abbandonava la casa del nonno e aveva davanti una faccia che non conosceva. «Io non vi conosco.»
«E nemmeno io,» rispose Laigle.
Mario credette d'essersi imbattuto in uno spirito di cattivo gusto e di essere preso in giro in piena via. In quel momento non era d'umore troppo buono e corrugò le ciglia; ma Laigle di Meaux, imperturbabile, proseguì:
«L'altro ieri, non eravate a scuola?»
«Può darsi.»
«Certo.»
«Siete studente?»
«Sì, signore, come voi. L'altro giorno, per caso son andato a scuola: certe volte vengono di quelle idee. Il professore stava facendo l'appello. Sapete come in quel momento essi son ridicolissimi: al terzo appello che si perde, vi cancellano dal ruolo degli iscritti e sono sessanta franchi buttati dalla finestra.»
Mario incominciava a prestare orecchio e Laigle continuò:
«Era Blondeau che faceva l'appello. Conoscete Blondeau: ha un maledetto naso a punta che sembra fatto apposta per fiutare gli assenti. Con aria sorniona ha incominciato dalla lettera P. Io non ascoltavo, non essendo compromesso in quella lettera. L'appello non andava male; nessuna radiazione, tanto che Blondeau era triste. Io dicevo fra me: «Blondeau, amor mio, tu non farai la più piccola esecuzione capitale oggi». All'improvviso, Blondeau chiama Mario Pontmercy. Nessuno risponde; Blondeau, pieno di speranza, ripete forte: Mario Pontmercy! e prende la penna. Signore, io ho buon cuore; mi sono detto rapidamente: «Ecco un bravo ragazzo che sta per essere cancellato.
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