Attento! Costui è vivo per davvero, dal momento che non è puntuale. Non è un buon allievo; non è uno scaldapanche, uno studente che studî, uno sbarbatello pedante, forte in scienze, lettere, teologia e sapienza, una di quelle menti ignorantissime puntate su quattro spilli, come un damerino; è un onorevole poltrone che va a zonzo, esercita la villeggiatura, coltiva la sartina, che fa la corte alle belle e forse in questo momento, è in casa della mia amante. Salviamolo! Morte a Blondeau!» In quel momento, Blondeau ha intinto nell'inchiostro la penna, nera di cancellature, ha girato lo sguardo feroce sul pubblico ed ha ripetuto per la terza volta: Mario Pontmercy! Io ho risposto: Presente! Il che ha fatto sì che voi non siete stato cancellato.»
«Signore!...» disse Mario.
«E che lo sono stato io,» aggiunge Laigle di Meaux.
«Non vi capisco» fece Mario.
Laigle riprese:
«Nulla di più semplice. Ero vicino alla cattedra per rispondere e vicino alla porta per scappare, ed il professore mi contemplava con una certa fissità. Bruscamente, Blondeau, che dev'essere il maligno nasuto di cui parla Boileau, salta alla lettera L. L è la mia lettera; sono di Meaux e mi chiamo Lesgle.»
«L'Aigle!» Interruppe Mario. «Che bel nome!»
«Blondeau, signore, arriva a questo bel nome e grida: Laigle! Io rispondo: Presente! allora Blondeau mi guarda colla dolcezza d'una tigre, sorride e mi dice: 'Se siete Pontmercy, non siete Laigle'. Frase poco rispettosa per voi, ma funesta per me. Detto questo, mi cancella.»
Mario esclamò: «Signore sono mortificato.
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