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      «Prima di tutto,» interruppe Laigle, «chiedo d'imbalsamare Blondeau in poche frasi di sentito elogio. Lo suppongo morto; non ci sarebbe molto da cambiare alla sua magrezza, al suo pallore, alla sua freddezza, alla sua rigidezza e all'odore che emana. E dico: Erudimini qui judicatis terram. Qui giace Blondeau, Blondeau il Nasuto, Blondeau Nasica, il bue della disciplina, bos discipline, il molosso della consegna, l'angelo dell'appello, che fu retto, quadrato, esatto, rigido, onesto e lurido. Dio lo cancellò, com'egli cancellò me.»
      Mario riprese:
      «Sono desolato...»
      «Questo vi serva di lezione, giovanotto,» disse Laigle di Meaux. «In avvenire, siate più esatto.»
      «Vi faccio proprio mille scuse.»
      «Non esponetevi più a far cancellare il vostro prossimo.»
      «Sono disperato...»
      Laigle scoppiò a ridere:
      «Ed io, felice. Stavo per diventare avvocato e questa cancellatura mi salva. Rinuncio ai trionfi del foro; non difenderò la vedova, non combatterò il pupillo. Non più toga, non più pratiche! Ecco ottenuta la mia radiazione; e la debbo a voi, signor Pontmercy. Ho intenzione di farvi solennemente una visita di ringraziamento. Dove abitate?»
      «In questo calesse,» disse Mario.
      «Segno d'opulenza,» ribatté Laigle, con calma. «Le mie felicitazioni; avete un alloggio da novemila franchi all'anno.»
      In quel momento, Courfeyrac usciva dal caffè. Mario sorrise tristemente.
      «Sono da due ore in questo alloggio e aspiro ad uscirne. Ma è proprio così: non so dove andare.»
      «Signore,» gli disse Courfeyrac, «venite con me.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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