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      Talvolta diceva, ma senza amarezza: «Gli uomini sono fatti in modo che, in un salotto, voi potete essere infangato dappertutto, fuorché sulle scarpe. Lì non vi chiedon altro, per ben accogliervi, che una cosa irreprensibile: la coscienza? No, gli stivali.»
      Tutte le passioni che non siano quelle dell'amore si dissipano nella meditazione. Le febbri politiche di Mario erano svanite; la rivoluzione del 1830, soddisfacendolo e calmandolo, vi aveva contribuito. Era rimasto lo stesso, fatta eccezione degli impeti di collera, ed aveva sempre le stesse opinioni; soltanto, si erano mitigate. Per parlare con proprietà, si dovrebbe dire che non aveva più opinioni, ma simpatie. Di che partito era? Di quello dell'umanità. Nell'umanità sceglieva la Francia, nella nazione il popolo e nel popolo la donna, alla quale, soprattutto, andava la sua compassione. Ora preferiva un'idea a un fatto, un poeta a un eroe e ammirava ancor più un libro come Giobbe che un evento come Marengo; eppoi, quando, dopo una giornata di meditazione, rincasava di sera lungo i boulevards e scorgeva attraverso gli alberi lo spazio senza fondo, i bagliori senza nome, l'abisso, l'ombra e il mistero, tutto ciò ch'è soltanto umano gli sembrava piccolissimo.
      Credeva d'essere, ed era forse giunto, infatti, al vero della vita e della filosofia umana, ed aveva ormai finito per guardar solo il cielo, la sola cosa che la verità possa vedere dal suo pozzo.
      Ciò non gli impediva di moltiplicare progetti, piani, combinazioni e castelli in aria per l'avvenire.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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