Oh, Mario! pezzente! Andare a vociferare sulla pubblica piazza! Discutere, dibattere, prendere misure! E le chiamano misure, giusto cielo! Il disordine si rimpicciolisce e diventa sciocco: ho visto il caos, ora vedo la pozzanghera. Gli scolari che deliberano sulla guardia nazionale, ecco una cosa che non si vedrebbe presso gli Ogibeva né presso i Cadodaci! I selvaggi che vanno completamente nudi, colla zucca pettinata come un volano da racchetta e con una clava in una zampa, sono meno brutti di quei baccellieri! Fantocci da quattro soldi, che fanno i saputelli e comandano a bacchetta! Deliberano e ragionano! È la fine del mondo, è evidentemente la fine di questo misero globo terracqueo: vi mancava un rutto finale e la Francia lo emette. Deliberate, balordi! E così succederà, finché li vedremo andare a leggere il giornale sotto i portici dell'Odéon; costa loro un soldo e il buon senso e l'intelligenza e il cuore e l'anima e la mente. Si esce di là e si pianta in asso la famiglia. Tutti i giornali sono peste; tutti, anche il Vessillo bianco! In fondo, Martainville era un giacobino. Oh, giusto cielo! Potrai vantarti d'aver fatto disperare tuo nonno, tu!»
«È evidente», disse Teodulo, il quale, approfittando del fatto che Gillenormand stava ripigliando fiato, aggiunse con abilità:
«Non dovrebbero esservi altri giornali, all'infuori del Monitore, ed altri libri, all'infuori dell'Annuario militare.»
Gillenormand proseguì:
«È come il loro Sieyès! Un regicida che finisce senatore! Poiché finiscono sempre così: ci si fregia a grandi colpi di tu, cittadino, per giungere a farsi chiamare il signor conte!
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