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      In sei mesi la ragazzina era divenuta giovinetta; ecco tutto. Non v'è nulla di più frequente d'un simile fenomeno. V'è un momento in cui le fanciulle sbocciano in un batter d'occhio e diventan rose ad un tratto; ieri si son lasciate bambine, oggi si ritrovano inquietanti.
      Non solo quella fanciulla era cresciuta, ma s'era idealizzata. Allo stesso modo che tre giorni d'aprile bastano a certi alberi per coprirsi di fiori, sei mesi le erano bastati per coprirsi di bellezza: era giunto il suo aprile.
      Si vedono talvolta di quelli che, poveri e meschini, sembrano svegliarsi e passano d'un subito dall'indigenza al fasto, fanno spese d'ogni genere e diventano ad un tratto splendidi, prodighi e magnifici; ciò proviene da una rendita riscossa: ieri era la scadenza. La giovinetta aveva riscosso il suo semestre.
      Eppoi, non era più la collegiale col cappello di felpa, l'abito di lana merinos, le scarpe da scolara, le mani rosse: colla beltà le era venuto il buon gusto ed era ormai una persona ben vestita, con una eleganza semplice e ricca, non manierata. Portava un abito di damasco nero, una mantellina della stessa stoffa e un cappello di crespo bianco; i guanti bianchi mostravano la finezza della mano, che si trastullava col manico d'un parasole d'avorio cinese, mentre la scarpetta di seta modellava la piccolezza del piede. Quando le si passava vicino, tutto il suo abbigliamento esalava un profumo giovanile e penetrante.
      L'uomo, era sempre lo stesso.
      La seconda volta che Mario le andò vicino, la giovinetta sollevò le palpebre.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Mario