Rimase così qualche minuto, a capo chino, tracciando disegni sulla sabbia con un bastoncino che aveva in mano. Poi si voltò bruscamente dalla parte opposta alla panca, al signor Leblanc ed a sua figlia e tornò a casa.
Quel giorno, si scordò d'andare a pranzo. Alle otto di sera se ne accorse e, siccome era troppo tardi per andare in via San Giacomo, disse: «To'!» e mangiò un pezzo di pane.
Non andò a letto se non dopo aver spazzolato e ripiegato con cura il suo abito.
V • PARECCHI FULMINI CADONO SU MAMMA BOUGONIl giorno dopo, mamma Bougon, come Courfeyrac chiamava la vecchia portinaia-principale-inquilina-donna-di-servizio della catapecchia Gorbeau (in realtà, ella si chiamava signora Burgon, come sappiamo; ma quello scomunicato di Courfeyrac non rispettava nulla), mamma Bougon, stupefatta, osservò che il signor Mario usciva ancora col vestito nuovo.
Egli tornò al Lussemburgo ma non oltrepassò la panca a metà del viale; vi si sedette come il giorno precedente, osservando da lontano e distintamente il cappello bianco, l'abito nero e, soprattutto, il fulgore celeste. Non si mosse di là e non tornò a casa, finché non vennero chiuse le porte del Lussemburgo. Non vide andarsene il signor Leblanc e sua figlia e ne concluse ch'erano usciti dal giardino del cancello di Via dell'Ovest; più tardi, alcune settimane dopo, quando vi pensò, non poté più ricordarsi dove avesse pranzato quella sera.
Il giorno dopo, per la terza volta, mamma Bougon fu colpita dal fulmine: Mario uscì col vestito nuovo.
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