Mario interruppe la discussione per esclamare: «Eppure è bellissimo avere una decorazione!»
«Ecco una cosa buffa,» disse sottovoce Courfeyrac a Jean Prouvaire.
«No,» rispose Jean Prouvaire; «ecco una cosa seria.»
Ed era proprio una cosa seria. Mario si trovava in quella prima ora violenta e incantevole, che inizia le grandi passioni.
Uno sguardo aveva prodotto ciò.
Quando la mina è carica, l'incendio è pronto, nulla di più semplice: uno sguardo è una scintilla.
Era finita. Mario amava una donna e il suo destino entrava nell'ignoto.
Lo sguardo delle donne assomiglia a certi ingranaggi, in apparenza tranquilli, ma possenti. Si passa loro accanto tutti i giorni, serenamente e impunemente, senza sospettar nulla, e viene un momento in cui si dimentica perfino che quella cosa esista; si va, si viene, si parla, si sogna, si ride. Ad un tratto, ci si sente afferrare. È finita: l'ingranaggio vi tiene stretto; lo sguardo v'ha preso; non importa per dove e come, per una parte qualunque del vostro pensiero, che pendeva, per una distrazione. Siete perduto. Vi passerete interamente; una concatenazione di forze misteriose s'impadronisce di voi e invano vi dibattete. Non è più possibile un soccorso umano. Cadrete d'ingranaggio in ingranaggio, d'angoscia in angoscia, di tortura in tortura, voi, la vostra mente, la vostra fortuna, il vostro avvenire, la vostra anima; e secondoché sarete in potere d'una creatura malvagia o d'un nobile cuore, non uscirete da quella spaventosa macchina che sfigurato dalla vergogna o trasfigurato dalla passione.
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Courfeyrac Jean Prouvaire Jean Prouvaire
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