Pagina (934/1886)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      U era evidentemente il nome: «Ursula!» pensò. «Che nome delizioso!» E baciò il fazzoletto, l'aspirò, se lo mise sul cuore, proprio sulla carne, di giorno e sotto le labbra, di notte, per addormentarsi.
      «Vi sento dentro tutta l'anima sua!» esclamava.
      Quel fazzoletto apparteneva al vecchio signore, che l'aveva semplicemente lasciato cader di tasca.
      Nei giorni che seguirono quella scoperta, si mostrò al Lussemburgo solo in atto di baciare il fazzoletto e d'appoggiarlo al cuore. La bella fanciulla non ci capiva nulla e glielo lasciava capire con cenni impercettibili.
      «O pudore!» diceva Mario.
      VIII • PERFINO GLI INVALIDI POSSONO ESSERE FELICIPoiché abbiamo pronunciata la parola pudore e poiché non nascondiamo nulla, dobbiam dire che una volta, tuttavia, attraverso le sue estasi la «sua Ursula» gli diede un serissimo motivo di lagnanza. Era uno di quei giorni in cui ella faceva risolvere il signor Leblanc a lasciare la panca ed a passeggiare nel viale: tirava la vivace brezza di pratile, che muoveva le cime dei platani, e padre e figlia, dandosi il braccio, erano passati in quel punto davanti alla panca di Mario. Egli s'era alzato dopo il loro passaggio e li seguiva collo sguardo, come si fa, nello smarrimento di un simile stato d'animo.
      All'improvviso, un soffio di vento, più lieto degli altri e probabilmente incaricato di favorire la primavera, si sprigionò dal vivaio, s'abbatté sul viale, avvolse la giovinetta in un incantevole fremito, degno delle ninfe di Virgilio e dei fauni di Teocrito, le sollevò la gonnella, quella gonnella più sacra di quella d'Iside, quasi all'altezza della giarrettiera.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Lussemburgo Mario Ursula Leblanc Mario Virgilio Teocrito Iside