Apparve una gamba di forma squisita, Mario la vide e ne fu esasperato e furioso.
La giovinetta aveva rapidamente abbassato la sottana con un gesto divinamente sgomento; ma non per questo egli ne fu meno indignato. Egli era solo nel viale, è vero, ma avrebbe potuto esserci qualcuno! E se vi fosse stato? Si può immaginare una cosa simile? È orribile quello che ha fatto! Ahimè! La povera fanciulla non aveva fatto nulla e v'era un solo colpevole, il vento; pure Mario, in cui si agitava confusamente il Bartolo che si trova in Cherubino, era deciso ad essere malcontento, geloso della propria ombra. Poiché in questo modo si sveglia nel cuore umano e s'impone, talvolta senza diritto, l'acre e bizzarra gelosia dei sensi; del resto, anche all'infuori di quella gelosia, la vista di quella gamba graziosissima non aveva avuto per lui nulla di piacevole e la calza bianca della prima venuta gli sarebbe stata più gradita.
Quando la «sua Ursula», dopo aver raggiunto l'estremità del viale, tornò sui suoi passi col signor Leblanc e passò davanti alla panca su cui s'era tornato a sedere Mario, questi le gettò un'occhiata irata e feroce. La giovinetta ebbe quel piccolo moto all'indietro, accompagnato dal sollevare delle palpebre, che significa: «Ebbene, che c'è?»
Quello fu il loro «primo litigio».
Mario aveva appena finito di farle quella scenata cogli occhi, che qualcuno attraversò il viale. Era un invalido tutto curvo, rugoso e canuto, in uniforme Luigi XV, con sul petto la placchetta ovale di panno rosso dalle spade incrociate, che costituiva la croce di San Luigi dei soldati, adorno per di più d'una manica di giubba senza braccio, d'un mento d'argento e d'una gamba di legno.
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