«To'! Siete voi?» disse. «Ma dunque, siete proprio un commissario di polizia?»
LIBRO SETTIMO
«PATRON MINETTE»
I • LE MINIERE E I MINATORITutte le società umane hanno quello che nei teatri si chiama un terzo soppalco. Il suolo sociale è minato dappertutto, ora a fin di bene, ora a fin di male. Questi scavi si sovrappongono; vi sono le miniere superiori e le inferiori; v'è un alto e basso in quell'oscuro sottosuolo che talvolta si sprofonda sotto la civiltà e che la nostra indifferenza e la ignoranza calpestano. L'Enciclopedia, nel secolo scorso, era una miniera quasi a fior di terra; le tenebre, sinistre incubatrici del cristianesimo primitivo, aspettavan solo un'occasione per esplodere sotto i Cesari e inondare il genere umano di luce. Infatti, nelle tenebre sacre la luce è latente; i vulcani sono pieni di un'ombra capace d'infiammarsi, e qualunque lava, da principio, è tenebra. Le catacombe, in cui è stata detta la prima messa, non erano soltanto le cantine di Roma: erano il sotterraneo del mondo.
Sotto la costruzione sociale, meraviglia a cui vanno unite tante macerie, vi sono scavi d'ogni genere. V'è la miniera politica, quella economica, la rivoluzionaria; e chi zappa colla idea, chi colla cifra, chi coll'ira. Ci si chiama e ci si risponde da una catacomba all'altra. Le utopie camminano sotterra in quei condotti, si ramificano in ogni senso e talvolta s'incontrano e si affratellano: Gian Giacomo presta il piccone a Diogene, il quale gli presta la lanterna. Talvolta, invece, si combattono e Calvino piglia per i capelli Socino; ma nulla ferma né interrompe la tensione di tutte quelle energie verso lo scopo, e la vasta attività simultanea, che va e viene, sale, discende e risale in quelle tenebre, e trasforma lentamente il disopra servendosi al disotto, l'esterno servendosi dell'interno, immenso formicolìo ignorato.
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