Pagina (941/1886)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Certo, sebbene una divina catena leghi a loro insaputa, codesti pionieri sotterranei che, quasi sempre, si credono isolati e non lo sono, i loro lavori sono diversissimi e la luce degli uni contrasta col fiammeggiare degli altri. Taluni son paradisiaci, altri tragici; tuttavia, qualunque sia il contrasto, tutti codesti lavoratori, dal pių alto al pių notturno, dal pių saggio al pių pazzo, hanno una somiglianza: il disinteresse. Marat dimentica se stesso, come Gesų; essi si traggon da parte, s'omettono, non pensano alla loro persona; vedon ben altro che se stessi. Hanno uno sguardo il quale cerca l'assoluto: il primo ha negli occhi il cielo intero, l'ultimo, per enigmatico che sia, ha ancora sotto il sopracciglio il pallido bagliore dell'infinito. Venerate, qualunque cosa faccia, chiunque abbia per contrassegno la pupilla stella.
      L'altro contrassegno č la pupilla ombra. Con essa incomincia il male; al cospetto di chi non ha sguardo, meditate e tremate; l'ordine sociale ha i suoi minatori bui.
      V'č un punto in cui sprofondarsi significa seppellirsi, in cui la luce si spegne.
      Al disotto di tutte quelle miniere cui abbiamo fatto cenno or ora, al disotto di tutte quelle gallerie, di tutto quell'immenso sistema venoso sotterraneo del progresso e dell'utopia, assai pių addentro nella terra, pių in gių di Marat, di Babeuf, molto pių in gių e senza alcuna relazione coi piani superiori, v'č l'ultimo cunicolo, luogo formidabile, quello che abbiam chiamato il terzo soppalco. Č la fossa delle tenebre, la cantina dei ciechi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Gesų Marat Babeuf