Era un uomo pieno d'idee, bel parlatore, sottolineava i suoi sorrisi e metteva tra virgolette i gesti. La sua industria era la vendita all'aria aperta di busti di gesso e ritratti del «capo dello stato»; inoltre, strappava i denti. Aveva esposto fenomeni nelle fiere e posseduto una baracca con un trombettiere e questo manifesto: «Babet, artista dentista, membro delle accademie, fa esperienze di fisica su metalli e metalloidi, strappa i denti, toglie le radici lasciate dentro dai suoi colleghi. Prezzi: un dente, un franco e cinquanta centesimi; due denti, due franchi; tre denti, tre franchi e cinquanta centesimi. Approfittate dell'occasione.» (Quell'«approfittate dell'occasione» voleva dire: fatevene strappare più che potete). Era stato ammogliato e aveva avuto figli, ma non sapeva che fosse di essi; li aveva perduti, come si perde un fazzoletto. Alta eccezione in quell'oscuro mondo di cui faceva parte, Babet leggeva i giornali. Un giorno, al tempo che aveva seco la famiglia nella sua baracca mobile, aveva letto nel Messaggero che una donna aveva partorito un figlio sufficientemente vitale, col muso di vitello, ed aveva esclamato: Questa si chiama fortuna! Non sarebbe già mia moglie che avrebbe tanto spirito da farmi un figlio a quel modo!
In seguito, aveva abbandonato tutto per «lavorare Parigi», secondo la sua espressione.
Chi era Claquesous? Era la notte. Egli aspettava per mostrarsi che il cielo si fosse insudiciato di nero; usciva di sera da un buco, per rientrarvi prima di giorno.
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