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      Estirpati gli individui, la tribù sussiste ancora.
      Hanno sempre le stesse abitudini. Dal paltoniere al vagabondo, la razza si mantiene pura. Indovinan le borse nelle tasche, annusano gli orologi nei taschini; l'oro e l'argento hanno per essi un odore. Vi sono ingenui borghesi dei quali si potrebbe dire che hanno l'aspetto del derubando; ebbene, quegli uomini seguono pazientemente quei borghesi: al passaggio d'un forestiero o d'un provinciale, hanno sussulti da ragno.
      Quando, verso mezzanotte, su un viale deserto, capita d'incontrarli o d'intravederli, sono spaventosi. Non sembrano uomini, ma forme di nebbia viva; si direbbe che al solito faccian corpo colle tenebre; non ne siano distinti, che non abbiano altr'anima che l'ombra e che solo momentaneamente, per vivere qualche minuto una vita mostruosa, si siano disgregati dalla notte.
      Che si deve fare per far svanire quelle larve? Far luce, luce a torrenti. Non v'è pipistrello che resista all'alba: illuminate la società al disotto.
      LIBRO OTTAVOIL CATTIVO POVERO
      I • MARIO, CERCANDO UNA FANCIULLA IN CAPPELLINO, INCONTRA UN UOMO IN BERRETTOPassò l'estate e poi l'autunno: sopravvenne l'inverno. Né il signor Leblanc né la giovinetta avevan più rimesso piede al Lussemburgo e Mario aveva ormai un solo pensiero: rivedere quel dolce e adorabile volto. Cercava sempre e dappertutto; ma non trovava nulla. Non era più il sognatore Mario, l'uomo risoluto, ardente e fermo, il coraggioso che provoca il destino, il cervello che architetta l'avvenire, la giovane mente pullulante di piani, di progetti e di alterigia, d'idee e di volontà: era un cane smarrito.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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