Quell'incontro lo preoccupò qualche giorno, poi si cancellò. «Dopo tutto,» disse fra sé, «si tratta probabilmente d'una semplice rassomiglianza.»
II • RINVENIMENTOMario non aveva cessato d'abitare nella catapecchia Gorbeau, dove non badava a nessuno.
A quell'epoca, per la verità, in quella stamberga non v'erano altri abitanti, fuori di lui e di quei Jondrette, ai quali aveva una volta pagato il fitto, senza aver del resto mai parlato né al padre, né alla madre, né alle figlie; gli altri locatari eran sloggiati o morti, od eran stati sfrattati per non aver pagato.
Un giorno di quell'inverno, il sole s'era mostrato un poco nel pomeriggio; ma era il due febbraio, quell'antico giorno della Candelora, il cui sole traditore, precursore d'un freddo di sei settimane, ha ispirato a Matteo Laensberg questi due versi, rimasti giustamente classici:
Sia bel tempo o tramontanaTorna l'orso alla sua tana.
Mario era appena uscito dalla sua. Cadeva la notte ed era ora d'andare a pranzo; infatti, aveva ben dovuto rimettersi a pranzare. Ahimè debolezza delle passioni ideali!
Aveva varcato la soglia della sua porta proprio nel momento in cui mamma Bougon stava scopando, pronunciando nello stesso tempo questo memorabile monologo:
«Che c'è adesso, a buon mercato? Tutto è caro. Solo i patimenti sono a buon mercato: non costan nulla, quelli!»
Mario stava risalendo a lenti passi il boulevard verso la barriera, per raggiungere via San Giacomo. Camminava pensoso, a capo chino, quando ad un tratto si sentì urtare nella nebbia, si volse e vide due giovinette cenciose, una lunga e sottile, l'altra più piccola, passare rapidamente, anelanti e sgomente, coll'aria di chi fugge.
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