Nel venirgli incontro, non l'avevan visto e l'avevano urtato lievemente. Mario distingueva nel crepuscolo le loro teste scarmigliate, le facce livide, i capelli al vento, le brutte cuffiette, le loro sottane a brandelli e i piedi nudi. Mentre correvano, parlavan fra loro e la più grande diceva a voce bassissima: «Sono capitati i cagnotti e per poco non m'hanno agguantata.»
L'altra rispondeva: «Li ho visti. Ho corso, ho corso colle gambe in spalla.»
Mario comprese, attraverso quelle parole sinistre, che i gendarmi o i poliziotti per poco non avevano arrestato le due fanciulle e ch'eran riuscite a scappare.
Si dileguarono sotto gli alberi del boulevard, dietro di lui, formando per qualche istante, nell'oscurità, una specie d'incerto biancore, che poi si dissipò.
Mario s'era fermato un momento. Stava per continuare la sua strada, quando scorse un pacchettino grigiastro in terra, ai suoi piedi; si chinò e lo raccolse. Era una specie di busta, che pareva contenesse delle carte.
«To'!» disse. «L'avranno lasciato cadere quelle disgraziate.»
Tornò sui suoi passi e chiamò; ma non le trovò più. Pensò che fossero già lontane e, ficcatosi in tasca il pacchetto, andò a pranzo. Per via, vide in un androne della via Mouffetard una bara di bimbo, coperta da un lenzuolo nero, posta su tre sedie e rischiarata da una candela; e gli tornarono in mente le due fanciulle del crepuscolo.
«Povere madri!» pensò. «V'è una cosa più triste ancora del veder morire i propri figli: quella di vederli vivere male.»
Poi quelle ombre, che variavano la sua tristezza, gli usciron di mente e ricadde nelle preoccupazioni consuete.
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Mouffetard
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