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      Permettetemi di restituirvelo.»
      E le tese la busta con le quattro lettere. Ella batté le mani ed esclamò:
      «Abbiamo cercato dappertutto!»
      Poi afferrò vivacemente il pacchettino e aperse la busta, mentre diceva:
      «Dio, Dio! Quanto abbiam cercato, mia sorella ed io! L'avevate trovato voi! Sul boulevard, nevvero? Dev'esser stato sul boulevard. Sapete? È caduto quando correvamo; è stata quella bambocciona di mia sorella a fare questa sciocchezza. Tornate a casa, non l'abbiamo più trovato; e siccome non volevamo essere picchiate, perché è inutile, completamente e assolutamente inutile, abbiamo detto ai nostri che avevamo portato le lettere agli interessati e che ci avevan detto nix! Eccole, queste povere lettere! E da che avete capito ch'erano mie? Dalla calligrafia, vero? Allora eravate voi quello che abbiamo urtato nel passare, ieri sera. Non ci si vedeva, diamine! Ho detto a mia sorella: 'È un signore?' e mia sorella m'ha detto: 'Mi pare che sia un signore'.»
      Intanto, aveva spiegata la supplica indirizzata «al signore benefico della chiesa di San Giacomo del Passo Alto».
      «To'!» disse. «È quella per il vecchio che va alla messa. È proprio l'ora giusta: gliela porterò. Forse ci darà qualcosa per far colazione.»
      Poi si mise a ridere e soggiunse:
      «Sapete che questo, forse, vorrà dire che oggi pranzeremo? Vorrà dire che avremo avuto il nostro pranzo d'ier l'altro, la nostra cena d'ier l'altro, il nostro pranzo d'ieri e la nostra cena d'ieri, tutti in una volta, stamattina. To', perdiana! E se non siete contenti crepate, cani!


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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