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      L'uomo era ricaduto nel silenzio, la donna non parlava, mentre la giovinetta pareva non respirasse neppure. Si sentiva stridere la penna sulla carta.
      L'uomo brontolò, senza cessar di scrivere:
      «Canaglia! Canaglia! Tutti canaglia!»
      Questa variante dell'epifonema di Salomone strappò un sospiro alla donna.
      «Calmati, amico mio,» disse. «Non ti far cattivo sangue, caro. Tu sei troppo buono a scrivere a tutti, il mio uomo!»
      Nella miseria i corpi si stringono gli uni contro gli altri, come nel freddo; ma i cuori s'allontanano. Quella donna, secondo ogni apparenza, aveva dovuto amare quell'uomo di tutto l'amore di cui era capace; ma probabilmente, nei rimbrotti quotidiani e reciproci d'una spaventosa miseria che pesava su tutto il gruppo, l'amore s'era spento e in lei v'era soltanto, per il marito, la cenere dell'affetto. Tuttavia gli appellativi carezzevoli, come spesso accade, eran sopravvissuti. Ella gli diceva: Caro, amico mio, il mio uomo, colla bocca; ma il cuore taceva.
      L'uomo s'era rimesso a scrivere.
      VII • STRATEGIA E TATTICAMario, col cuore oppresso, stava per scendere da quella specie di osservatorio improvvisato, quando un rumore attrasse la sua attenzione e lo fece rimanere al suo posto.
      La porta della stamberga s'era aperta di colpo e la figlia maggiore era apparsa sulla soglia.
      I piedi in due grosse scarpe da uomo sporche di fango, che le era schizzato fin sulle caviglie rosse, era coperta da un pastrano senza maniche tutto a sbrendoli, che Mario non le aveva visto un'ora prima e ch'ella s'era probabilmente tolto di dosso alla sua porta, per ispirargli maggior compassione, e ripreso nell'uscire.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





Salomone Caro Mario