Era sempre accompagnata dal signor Leblanc.
Fatti pochi passi nella camera depose sulla tavola un pacco piuttosto grosso.
La Jondrette maggiore s'era ritirata dietro la porta e guardava cupamente il cappello di velluto, la mantiglia di seta e il bel visino felice.
IX • JONDRETTE, QUASI QUASI, PIANGELa topaia era tanto scura, che entrarvi dall'esterno, faceva l'effetto di infilarsi in una cantina. Perciò i due nuovi venuti avanzarono con esitazione, distinguendo a stento intorno alcune forme vaghe, mentre essi erano perfettamente visti ed esaminati dagli occhi degli abitanti della stamberga, avvezzi a quel crepuscolo.
Il signor Leblanc girò intorno il suo sguardo buono e triste e disse al padre Jondrette:
«Signore, in questo pacco troverete capi di biancheria, calze e coperte di lana.»
«Il nostro angelico benefattore ci colma di grazie,» disse Jondrette, inchinandosi a terra. Poi, curvandosi all'orecchio della figlia maggiore, mentre i visitatori esaminavano quel deplorabile interno, soggiunse a bassa voce, rapidamente:
«Eh? Che cosa dicevo? Cenci e non denaro: tutti uguali! A proposito, com'era firmata la lettera indirizzata a questo vecchio babbeo?»
«Fabantou,» rispose la figlia.
«Bene: l'artista drammatico.»
Per fortuna, ché in quello stesso momento il signor Leblanc si volgeva verso di lui e gli diceva, con l'aria di chi cerca il nome:
«Vedo che siete molto disgraziato, signor...»
«Fabantou,» rispose vivacemente Jondrette.
«Signor Fabantou, già, mi ricordo.»
«Artista drammatico, signore, che ha avuto molti successi.
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