«Birbante! Cosa vuole che ne faccia, dei suoi cinque franchi? Non mi pagano nemmeno la sedia e il vetro! Andate dunque a far spese!»
Intanto, Leblanc s'era tolta una grande finanziera scura, che portava sopra quella blu e l'aveva buttata sullo schienale della sedia.
«Signor Fabantou,» disse «mi restano in tasca solo cinque franchi; ma riconduco mia figlia a casa e torno stasera. È stasera che dovete pagare?»
Il viso di Jondrette s'illuminò d'una strana espressione, ed egli rispose lesto:
«Sì, egregio signore. Alle otto debbo trovarmi dal padrone di casa.»
«Sarò qui alle sei e vi porterò i sessanta franchi.»
«O mio benefattore!» gridò Jondrette, smarrito.
E soggiunse sottovoce:
«Guardalo bene, moglie mia!»
Il signor Leblanc aveva ridato il braccio alla bella giovinetta e si dirigeva verso l'uscio.
«A rivederci stasera, amici miei,» disse.
«Alle sei?» fece Jondrette.
«Alle sei precise.»
In quel momento il soprabito rimasto sulla sedia attrasse l'attenzione della Jondrette maggiore.
«Signore» disse «vi dimenticate la finanziera.»
Jondrette rivolse alla figlia uno sguardo fulminante, accompagnato da una formidabile alzata di spalle.
Il signor Leblanc si voltò e rispose con un sorriso:
«Non la dimentico, la lascio.»
«O mio protettore,» disse Jondrette, «mio augusto benefattore, non posso trattenere le lagrime! Permettetemi di riaccompagnarvi fino alla carozza.»
«Se uscite,» ribattè il signor Leblanc, «mettetevi quel soprabito, perché fa freddo davvero.»
Jondrette non se lo fece dire due volte e indossò svelto la finanziera scura.
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