Nel 1832, la polizia lo sorvegliava già; ma egli non aveva ancor debuttato sul serio.
XI • LA MISERIA OFFRE AIUTO AL DOLOREMario risalì la scala della catapecchia a lenti passi. Stava per rientrare nella sua cella, quando scorse dietro sè la maggiore delle Jondrette, che lo seguiva; la vista di quella ragazza gli riuscì odiosa. Ella aveva i suoi cinque franchi ed era troppo tardi per ridomandarglieli, dal momento che la carrozza non c'era più e che l'altra era ben lontana: del resto, ella non glieli avrebbe resi. Quanto ad interrogarla sull'abitazione delle persone venute allora allora a trovarla, era inutile, evidentemente chè non le conosceva affatto, se la lettera firmata Fabantou era indirizzata al signore benefico della chiesa di San Giacomo del Passo Alto.
Mario entrò in camera e sbattè la porta dietro di sè; ma questa non si chiuse. Si voltò e vide una mano che teneva socchiusa la porta.
«Che c'è?» chiese. «Chi è?»
Era la ragazza Jondrette.
«Siete voi?» riprese Mario, quasi duramente. «Sempre voi, dunque? Che volete da me?»
Ella pareva pensierosa e non rispondeva. Non aveva più la sfrontatezza del mattino; non era entrata e rimaneva nell'ombra del corridoio, dove Mario la scorgeva, attraverso la porta socchiusa.
«Ebbene, mi volete rispondere?» fece Mario. «Che volete da me?»
Ella levò su lui il suo occhio tetro, in cui pareva accendersi vagamente una specie di luminosità e gli disse:
«Signor Mario, mi sembrate triste. Che avete?»
«Io?» disse Mario.
«Sì, voi.»
«Non ho nulla.»
«Sì.»
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