Come! Una pelliccia, un cappello di velluto, le scarpettine e tutto! Più di duecento franchi di roba! Sembra una signora! No, ti sbagli! Prima di tutto, l'altra era orribile e questa è mica male! Mica male, davvero! Non può esser lei!»
«Ti dico che è lei. Vedrai!»
A quell'affermazione così assoluta, la Jondrette alzò il faccione rosso e biondo e guardò il soffitto con un'espressione indefinibile. In quel momento, parve a Mario ancor più temibile del marito: una scrofa collo sguardo d'una tigre.
«Come!» riprese. «Quell'orribile bella signorina che guardava le mie figlie con aria di compassione sarebbe quella pezzente! Oh, le vorrei spaccare il ventre a colpi di zoccolo!»
Balzò giù dal letto e rimase un momento in piedi, spettinata, le nari frementi, la bocca semiaperta e i pugni all'indietro contratti; poi si lasciò ricadere sul lettuccio. L'uomo andava e veniva, senza badare alla sua femmina.
Dopo alcuni momenti di quella pausa, egli s'avvicinò alla Jondrette e le si fermò davanti, colle braccia incrociate, come un momento prima.
«E vuoi che ti dica ancora una cosa?»
«Cosa?» ella chiese.
«Che la mia fortuna è fatta.»
La Jondrette lo guardò con lo sguardo di chi dice: «È diventato matto, questo qui?»
Egli continuò:
«Tuoni e fulmini! È parecchio tempo che sono della parrocchia muori di fame se hai fuoco, muori di freddo se hai pane! Ne ho abbastanza, della miseria! La mia parte e quella degli altri! Non scherzo più e non trovo più che questo sia comico; basta coi giochi di parole, buon Dio!
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Jondrette Mario Jondrette Jondrette Dio
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