Basta cogli scherzi, padre eterno! Voglio mangiare secondo la mia fame e bere secondo la mia sete! Sbafare, dormire e non far niente! Voglio che tocchi a me, ora! Prima di crepare, voglio essere almeno milionario!»
Fece il giro della tana e soggiunse:
«Come gli altri.»
«Che vuoi dire?» chiese la moglie.
Egli scosse il capo, strizzò l'occhio e alzò le spalle, come un ciarlatano di piazza che stia per fare una dimostrazione:
«Che voglio dire? Ascoltami.»
«Sst!» brontolò la Jondrette. «Non così forte! Sono faccende che non bisogna far sentire.»
«To'! E chi? Il vicino? L'ho visto uscire proprio adesso. Del resto, forse che quello scioccone sente? E poi, ti dico che l'ho visto uscire.»
Pure, per una specie d'istinto, Jondrette abbassò la voce, non tanto, però, che le sue parole non potessero giungere fino a Mario; una circostanza favorevole e che aveva permesso a Mario di non perdere nulla di quella conversazione era che la neve caduta attenuava il rumore delle carrozze sul boulevardEcco quel che Mario udì:
«Ascoltami bene. Il creso è bell'è pigliato. Proprio: è già fatto. Tutto sistemato: ho veduto gente. Stasera, alle sei, verrà a portare i suoi sessanta franchi, canaglia! Hai visto come l'ho infinocchiato bene coi miei sessanta franchi, il mio padron di casa, il mio 4 febbraio? Come se fosse un giorno di scadenza! Che bestia! Dunque verrà alle sei: è l'ora in cui il vicino è a pranzo fuori e mamma Burgon è in città a lavare i piatti. Non c'è nessuno in casa e il vicino non rincasa mai prima delle undici.
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Jondrette Jondrette Mario Mario Mario Burgon
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