Le piccine faranno la spia e tu ci aiuterai. S'arrenderà.»
«E se non s'arrendesse?» chiese la donna.
Jondrette fece un gesto sinistro e disse:
«Lo faremo arrendere noi.»
E scoppiò in una risata.
Era la prima volta che Mario lo vedeva ridere; quella risata era fredda e calma e faceva paura.
Jondrette aperse un armadietto a muro vicino al camino e ne trasse un vecchio berretto che mise in capo, dopo averlo spazzolato colla manica.
«Ora» fece «io esco. Ho ancor da veder qualcuno, di quelli buoni. Vedrai come andrà la cosa. Starò fuori il meno possibile. È un bel colpo da fare; sorveglia la casa.»
E, coi pugni nei taschini dei calzoni, rimase un momento pensoso, poi esclamò:
«Sai che è stata una bella fortuna che non ci abbia riconosciuti? Se da parte sua m'avesse riconosciuto, non sarebbe più tornato e ci sarebbe sfuggito! È stata la barba che m'ha salvato, la mia barbetta romantica! La mia graziosa barbetta romantica!»
Tornò a ridere. Poi andò alla finestra: la neve cadeva sempre, rigando il grigio del cielo.
«Che tempo cane!» egli disse.
Poi, incrociando il soprabito sul petto:
«La scorza è troppo grande,» disse. «Non importa: ha fatto maledettamente bene a lasciarmela, quel vecchio furfante! Senza di essa non avrei potuto uscire e tutto sarebbe fallito! Da cosa dipendono gli avvenimenti, però!»
E, tirando il berretto fin sugli occhi, uscì. Aveva appena avuto il tempo di fare pochi passi fuori, quando la porta si riaperse e il suo profilo feroce e furbo riapparve dall'apertura.
«Mi dimenticavo,» disse.
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Mario
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