Jondrette proseguiva, senza dubitare che vi fosse già uno sguardo a tenerlo d'occhio. Abbandonò via Mouffetard e Mario lo vide entrare in una delle più spaventose bicocche della via, dove rimase un quarto d'ora, per tornar poi in via Mouffetard. Si fermò da un chincagliere che era a quell'epoca all'angolo di via Pietro Lombardo e pochi minuti dopo Mario lo vide uscire dalla bottega, impugnando un grande scalpello col manico di legno bianco che nascose sotto la finanziera. All'altezza della via Petit Gentilly, voltò rapidamente a sinistra e prese via Petit Banquier. Il giorno declinava; e la neve, che aveva cessato di cadere per un momento, era ricominciata. Mario si nascose proprio all'angolo di via Petit Banquier, deserta come sempre, e non seguì là Jondrette. Fece bene, poiché, giunto vicino al muricciuolo dove aveva inteso parlare l'uomo barbuto e l'uomo chiomato, Jondrette si voltò, s'assicurò che nessuno lo seguisse e lo vedesse, poi scavalcò il muro e scomparve.
Il terreno incolto che quel muro costeggiava era in comunicazione col cortile posteriore d'un antico noleggiatore di carrozze, malfamato, che aveva fatto fallimento e aveva ancora in rimessa qualche vecchia vettura.
Mario pensò che sarebbe stata cosa saggia approfittare dell'assenza di Jondrette per rincasare; del resto, l'ora s'avvicinava ed ogni sera mamma Burgon, uscendo per andare a rigovernar le stoviglie in città, aveva l'abitudine di chiuder la porta di casa, che sempre si chiudeva sull'imbrunire. Ora, Mario aveva dato la propria chiave all'ispettore di polizia ed era quindi importante che s'affrettasse.
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