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      Quel nome, egli l'aveva portato sul cuore, scritto nel testamento paterno! E lo portava ora in fondo al pensiero, in fondo alla memoria, in quella sacra raccomandazione: «Un certo Thénardier m'ha salvato la vita. Se mio figlio l'incontrerà, gli farà tutto il bene che potrà». Quel nome, come ci si ricorderà, era uno dei culti della sua anima ed egli lo congiungeva al nome del padre nel culto di lui. Come! Era quello il Thénardier, era quello l'albergatore di Montfermeil, che egli aveva invano cercato così a lungo? Lo trovava, finalmente; ma in che modo? Quel salvatore di suo padre era un bandito! Quell'uomo, al quale Mario ardeva di consacrarsi, era un mostro! Quel liberatore del colonnello Pontmercy stava commettendo un delitto di cui Mario non vedeva ancora ben distintamente la forma, ma molto simile a un assassinio! E sulla persona di chi, mio Dio! Oh, quale fatalità, quale amara derisione della sorte! Il padre gli ordinava dal fondo della sua tomba di fare tutto il bene possibile a Thénardier, da quattro anni in poi Mario non aveva avuto altra idea che quella di sdebitarsi in nome del padre e, nel momento in cui stava per far ghermire dalla giustizia un brigante nel bel mezzo d'un delitto, il destino gli gridava: «È Thénardier!» La vita di suo padre, salvata sotto una grandine di mitraglia sul campo eroico di Waterloo, stava finalmente per pagarla a quell'uomo, ma col patibolo! S'era ripromesso, qualora avesse ritrovato Thénardier, di avvicinarglisi solo in ginocchio e infatti lo ritrovava, ma per consegnarlo al boia!


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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