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      Gli pareva d'impazzire; gli si piegavan le ginocchia. E non aveva neppure il tempo di deliberare, tanto la scena che aveva sott'occhio si svolgeva rapidamente: era come un turbine, del quale s'era creduto padrone e che lo trasportava. Poco mancò non svenisse.
      Intanto Thénardier (ormai non lo chiameremo più altrimenti) passeggiava in lungo e in largo davanti alla tavola fra smarrito e trionfante.
      Impugnò la candela, la depose sul camino con un colpo tanto violento, che per poco lo stoppino non si spense ed il sego schizzò sul muro. Poi si voltò verso Leblanc, spaventoso, e gli sputò queste parole in faccia:
      «Abbrustolito! Affumicato! Cotto in padella! Fatto ai ferri!»
      E tornò a camminare dando sempre in escandescenze.
      «Oh!» gridava. «Vi ritrovo, finalmente, signor filantropo! Signor milionario con i gomiti fuori! Signor donatore di bambole! Vecchio babbeo! Ah, non mi riconoscete! Già non siete voi venuto a Montfermeil, nel mio albergo, otto anni or sono, la notte di Natale del 1823! Non siete voi che avete condotto via la figlia di Fantine, l'Allodola! Non siete voi che avevate un pastrano giallo! No, no! E un pacchetto di capi di vestiario in mano, come stamattina in casa mia. Di', moglie, si vede ch'è la sua mania portare nelle case, i pacchi di calze di lana! Va', vecchio caritatevole! Fate forse il calzettaio, signor milionario, che date ai poveri i vostri fondi di magazzino, sant'uomo? Che saltimbanco! Ah, voi non mi riconoscete? Ebbene, vi riconosco io! V'ho riconosciuto subito, dal primo momento che avete ficcato il muso qui dentro.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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