Così, padrone degli uni e padroneggiato dagli altri, schiacciando coloro che gli stavan sotto e soffocando sotto coloro che lo premevano, Leblanc scompariva sotto l'orribile gruppo dei banditi, come un cinghiale sotto un branco urlante di alani e di segugi.
Essi riuscirono a rovesciarlo sul letto più vicino alla finestra e lo tennero a bada. La Thénardier non gli aveva lasciato andare i capelli.
«Tu non immischiartene,» disse Thénardier, «finirai con lo stracciare lo scialle.»
La Thénardier ubbidì, come la lupa al lupo, con un brontolìo.
«Frugatelo, voialtri,» riprese Thénardier.
Pareva che il signor Leblanc avesse rinunciato ad ogni resistenza. Lo frugarono: aveva sopra di sè soltanto una borsa, di cuoio, che conteneva sei franchi e un fazzoletto, che Thénardier ficcò in tasca.
«Come! Niente portafogli?» chiese.
«E nemmeno l'orologio,» rispose uno dei "fuochisti".
«Fa lo stesso,» mormorò con voce di ventriloquo l'uomo mascherato che impugnava la grossa chiave, «è un vecchio ben piantato!»
Thénardier si diresse verso l'angolo vicino all'uscio e vi prese un rotolo di corde, che gettò loro.
«Legatelo al piede del letto,» disse. Poi scorgendo il vecchio che, per il pugno di Leblanc, era rimasto lungo disteso in mezzo alla stanza e non si muoveva:
«È forse morto, Boulastruelle?» chiese.
«No,» rispose Bigrenaille, «è ubriaco.»
«Scopatelo in un angolo,» disse Thénardier.
Due "fuochisti" spinsero coi piedi l'ubriaco vicino al mucchio di ferraglie.
«Perché ne hai condotti tanti Babet?» chiese sottovoce Thénardier all'uomo dal randello.
| |
Leblanc Thénardier Thénardier Thénardier Thénardier Leblanc Thénardier Leblanc Boulastruelle Bigrenaille Thénardier Babet Thénardier
|