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      Poi tornò a sedersi vicino al signor Leblanc.
      «Continuo,» disse. «Possiamo intenderci: sistemiamo la cosa all'amichevole. Ho avuto torto, poco fa, d'andare in collera; non so dove avessi la mente. Sono andato troppo in là e ho detto delle stravaganze. Per esempio, perché siete milionario, v'ho detto che esigevo denaro, molto denaro, immensamente denaro. Questo non sarebbe ragionevole, mio Dio! Per quanto siate ricco, avrete i vostri impegni: chi non ne ha? Non voglio rovinarvi e non sono, dopo tutto, uno scorticatore; non sono di quelli che, perché hanno il vantaggio della posizione, ne approfittano per rendersi ridicoli. Guardate, farò un sacrificio e ci rimetterò del mio: mi basteranno semplicemente duecentomila franchi.»
      Il signor Leblanc non emise parole e Thénardier proseguì:
      «Vedete bene che metto non poca acqua nel mio vino. Non conosco lo stato della vostra fortuna, ma so che non badate per il sottile al denaro; ora, un uomo benefico come voi può bene regalare duecentomila franchi a un padre di famiglia che non è fortunato. Certo anche voi siete ragionevole e non vi sarete certo figurato ch'io mi sarei dato tanto d'attorno come ho fatto oggi e che avrei organizzato la faccenda di stasera, ch'è un lavoro ben fatto, per confessione di tutti questi signori, per venire alla conclusione di chiedervi quel tanto che bastasse per andarne a bere un gocciolo di quel rosso, da quindici soldi, e andare a mangiar una porzione di vitello da Desnoyer. Duecentomila franchi: la cosa vale la pena.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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