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      L'inchiesta giudiziaria alla quale l'agguato della catapecchia Gorbeau diede luogo in seguito, constatò che un soldone, tagliato e lavorato in modo particolare, si trovava nella stamberga, quando la polizia vi fece una incursione; quel soldone era una di quelle meraviglie d'industriosità che la pazienza del carcere genera nelle tenebre e per le tenebre, meraviglie che non son altro che strumenti d'evasione. Quei prodotti orribili e delicati di un'arte prodigiosa sono nella gioielleria quello che le metafore del gergo nella poesia; vi sono dei Benvenuto Cellini in prigione, come nella lingua vi sono dei Villon. L'infelice che aspira alla liberazione trova modo, talvolta senza utensili, con un temperino, un vecchio coltello, di segare un soldo in due sottile lamine, di scavarle senza toccare le impronte monetarie e praticare un'avvitatura sul cordone, in modo da far aderire nuovamente le lamine e avvitarle e svitarle a volontà: forma così una scatola. In quella scatola si nasconde una molla da orologio, la quale, ben maneggiata, taglia i maniglioni delle catene e le sbarre di ferro. Si crede che quel disgraziato galeotto possegga soltanto un soldo: niente affatto, possiede la libertà. Per l'appunto un soldone di questo genere, nelle ulteriori perquisizioni della polizia, venne trovato aperto e in due pezzi nella stamberga, sotto il giaciglio vicino alla finestra; si scoperse pure una seghettina d'acciaio temprato, che poteva nascondersi nel soldone. È probabile che nel momento in cui i banditi frugarono il prigioniero, questi avesse seco quel soldone e riuscisse a nasconderlo nella mano; poi, avendo la destra libera lo svitò e si servì della sega per tagliare le corde che lo tenevan legato.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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