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      XXI • SI DOVREBBE SEMPRE INCOMINCIARE COLL'ARRESTARE LE VITTIMEJavert, sul far della notte, aveva appostato i suoi uomini e s'era messo lui in agguato dietro gli alberi della via Barriera dei Gobelins, che fronteggia la catapecchia Gorbeau dall'altra parte del viale. Aveva incominciato coll'aprir «la tasca», per infilarvi dentro le due ragazze incaricate di sorvegliare le adiacenze della tana; ma era riuscito a «metter sotto chiave» soltanto Azelma. Quanto ad Eponina, ella non era al suo posto ed era scomparsa, senza ch'egli avesse potuto agguantarla. Poi Javert s'era messo alla posta, prestando ascolto al segnale convenuto. Gli andirivieni della carrozza da piazza l'avevano molto agitato; finalmente, spazientito e sicuro che là vi fosse un nido, sicuro d'avere il vento in poppa e avendo riconosciuto parecchi dei banditi ch'erano entrati, aveva finito per decidersi a salire, senza aspettare la pistolettata.
      Si ricorderà ch'egli aveva la chiave di Mario.
      Giunse proprio nel momento buono. I banditi, sgomentati, si gettarono sulle armi abbandonate in tutti gli angoli nel momento d'evadere; e in meno d'un secondo quei sette uomini, spaventevoli a vedersi, si raggrupparono in atteggiamento di difesa, l'uno col maglio, l'altro colla chiave, l'altro ancora colla clava, gli altri colle cesoie, le pinze e i martelli, Thénardier col coltello in pugno. La Thénardier afferrò una enorme pietra nell'angolo della finestra, che serviva da sgabello alle sue figlie.
      Javert si rimise il cappello in capo e fece due passi nella camera, le braccia incrociate, la mazza sotto il braccio e la spada nel fodero.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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