Il 1830 è una rivoluzione fermata a mezza costa: è una metà del progresso, un quasi diritto. Ora, la logica ignora l'incirca, assolutamente come il sole ignora la candela.
Chi ferma le rivoluzioni a mezza costa? La borghesia. E perché?
Perché la borghesia è l'interesse giunto alla soddisfazione. Ieri era l'appetito, oggi è la pienezza, domani sarà la sazietà.
Il fenomeno del 1814, dopo Napoleone, si riprodusse nel 1830, dopo Carlo X.
Si è voluto, a torto, fare della borghesia una classe. La borghesia è semplicemente la parte accontentata del popolo, il borghese è l'uomo che, ora, ha il tempo di sedersi. Ma una sedia non è una casta.
Pure, volendo seder troppo presto, si può fermare perfino la marcia del genere umano; e questo è stato spesso il torto della borghesia. Non si è una classe perché si commettono sbagli; né l'egoismo è una delle divisioni dell'ordine sociale.
Del resto (bisogna esser giusti, perfino verso l'egoismo), lo stato al quale aspirava, dopo la scossa del 1830, quella parte della nazione che vien chiamata borghesia non era l'inerzia, ch'è complicata d'indifferenza e di pigrizia e contiene un po' di vergogna; non era il sonno, che suppone un oblio momentaneo, accessibile ai sogni; era la tappa.
La tappa è una parola formata da un doppio senso, singolare e quasi contraddittorio: truppa in marcia, ossia moto, e fermata, ossia riposo.
La tappa è il ristoro delle forze; è il riposo armato e sveglio; è il fatto compiuto, che mette le sue sentinelle e sta in guardia. La tappa presuppone la battaglia ieri e domani.
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Napoleone Carlo X
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