Luigi Filippo è il 1830 fatto uomo. Inoltre, v'era in suo favore quella grande designazione pel trono, che è l'esilio. Era stato proscritto, errante, povero; in Isvizzera, colui che aveva in appannaggio i più ricchi dominî principeschi della Francia aveva venduto un vecchio cavallo, per mangiare; a Reichenau aveva dato lezioni di matematica, mentre sua sorella Adelaide lavorava di ricamo e cuciva. Questi ricordi, congiunti ad un re, entusiasmavano la borghesia. Egli aveva demolito colle sue mani l'ultima gabbia di ferro del Monte San Michele, costruita da Luigi XI e utilizzata da Luigi XV; era compagno di Dumouriez e amico di Lafayette; era stato del club dei giacobini; Mirabeau gli aveva battuto sulla spalla e Danton gli aveva detto: «Giovinotto!» A ventiquattr'anni, nel '93, quand'era il signor di Chartres, dal fondo d'un oscuro palco della Convenzione, aveva assistito al processo di Luigi XVI, così ben detto quel povero tiranno. La cieca chiaroveggenza della rivoluzione, che schiantava la regalità del re e il re colla regalità, senza quasi notare l'uomo mentre annientava con furia feroce l'idea, il grande uragano dell'assemblea tribunale, mentre Capeto non sapeva più che cosa rispondere, lo spaventoso vacillare stupefatto di quella testa regale sotto quel soffio sinistro, la relativa innocenza di tutti in quella catastrofe, di coloro che condannavano come colui che veniva condannato: tutte queste cose egli le aveva guardate, tutti quei gorghi egli li aveva contemplati. Aveva visto i secoli comparire alla sbarra della Convenzione; aveva visto dietro Luigi XVI, disgraziato passante responsabile, rizzarsi nelle tenebre la formidabile accusata, la monarchia; e gli era rimasto nell'animo il reverente timore di quelle immense giustizie di popolo, quasi altrettanto impersonali quanto la giustizia di Dio.
| |
Filippo Isvizzera Francia Reichenau Adelaide Monte San Michele Luigi XI Luigi XV Dumouriez Lafayette Mirabeau Danton Chartres Convenzione Luigi XVI Capeto Convenzione Luigi XVI Dio
|