Ecco, all'infuori e al di sopra di talune sette che si smarrivano, quel che andava dicendo il socialismo; ecco quel che cercava nei fatti, quel che abbozzava nelle menti.
Oh, sforzi mirabili! Tentativi sacri!
Queste dottrine, queste teorie, queste resistenze, la necessità inattesa per l'uomo di stato di fare i conti coi filosofi, le confuse evidenze intraviste, una nuova politica da creare, che fosse in accordo col vecchio mondo senza troppo disaccordo coll'ideale rivoluzionario, una situazione nella quale impiegare Lafayette per difendere Polignac, l'intuizione del progresso che traspariva sotto la sommossa, le camere e la piazza, le competizioni da equilibrare intorno a lui, la sua fede nella rivoluzione e forse non so quale rassegnazione individuale, nata dalla vaga accettazione d'un diritto definitivo e superiore, la sua volontà di restare della sua razza, il suo spirito di famiglia, il suo sincero rispetto per il popolo, la sua stessa onestà preoccupavano Luigi Filippo quasi dolorosamente e in certi momenti, per forte e coraggioso che fosse, l'accasciavano sotto la difficoltà d'esser re.
Egli sentiva sotto i piedi una disgregazione temibile, che pure non era affatto tale da giungere a un disfacimento, poiché la Francia era più Francia che mai.
Cupi nembi coprivan l'orizzonte. Un'ombra strana, che ingrandiva come più s'avvicinava, si stendeva sugli uomini, su cose e idee, ombra che proveniva dalle collere e dai sistemi. Tutto ciò ch'era stato soffocato in fretta s'agitava e fermentava.
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