..» «...L'avvenire dei popoli va elaborandosi nelle nostre oscure file». «...Ecco la questione nei suoi termini: azione o reazione, rivoluzione o controrivoluzione. Poiché, alla nostra epoca, non si crede più all'inerzia e all'immobilità. Per il popolo contro il popolo: ecco la questione. Non ve n'è altro». «...Il giorno in cui noi non serviremo più, eliminateci; ma fino ad allora aiutateci a camminare». E tutto questo all'aperto.
Altri episodi, ancor più audaci, erano sospetti al popolo appunto per via della loro audacia. Il 4 aprile 1832, un passante saliva sul paracarro all'angolo di via Santa Margherita e gridava: Io sono seguace di Babeuf! Ma sotto Babeuf il popolo fiutava Gisquet. Fra le altre cose, quel passante diceva:
«Abbasso la proprietà! L'opposizione di sinistra è vigliacca e traditrice; quando vuol aver ragione, predica la rivoluzione. È democratica per non esser battuta ed è realista per non battersi. I repubblicani sono bestie pennute: diffidate dei repubblicani, cittadini lavoratori!»
«Silenzio, cittadino spia!» gridò un operaio. E quel grido mise fine al discorso.
Accadevano incidenti misteriosi. Sul tramonto, un operaio incontrava vicino a un canale «un uomo ben messo» che gli diceva: «Dove vai, cittadino?» «Signore,» rispondeva l'operaio «non ho l'onore di conoscervi.» «Ma io ti conosco bene.» E l'uomo soggiungeva: «Non temere: sono l'agente del comitato. Ti si sospetta di non essere troppo fidato; sai bene che, se avessi da rivelare qualche cosa, ti si terrebbe d'occhio.
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