Enjolras pensò alcuni secondi e fece il gesto d'uno che ha preso la sua decisione.
«Grantaire,» disse gravemente, «accetto di metterti alla prova. Andrai alla barriera del Maine.»
Grantaire dimorava in una stanza mobiliata vicinissima al caffè Musain; uscì, e tornò dopo cinque minuti. Era andato a casa a mettersi un panciotto alla Robespierre.
«Rosso,» disse nell'entrare, guardando fisso Enjolras!
Poi, con un'energica mossa, si appoggiò sul petto le due punte scarlatte del panciotto e, avvicinandosi ad Enjolras, gli disse all'orecchio:
«Sta' tranquillo.»
Si mise risolutamente il cappello in capo e se ne andò.
Un quarto d'ora dopo, la sala interna del caffè Musain era deserta. Tutti gli Amici dell'A. B. C. erano andati, ciascuno dalla sua parte, al loro lavoro; Enjolras, che s'era riservata la Cocuzza, uscì per ultimo.
Gli affiliati della Cocuzza d'Aix che si trovavano a Parigi, si riunivano allora nella piana d'Issy, in una delle cave abbandonate, così numerose in quella zona di Parigi.
Mentre camminava verso quel luogo di convegno, Enjolras passava dentro di sé in rivista la situazione. La gravità degli eventi era visibile; quando i fatti, prodromi d'una specie di malattia sociale latente, si muovono faticosamente, la minima complicazione li ferma e li accavalla: e da questo fenomeno nascono i crolli e le rinascite. Enjolras intravedeva una sollevazione luminosa sotto gli oscuri veli dell'avvenire. Chissà? Forse il momento s'avvicinava. Che bello spettacolo, il popolo che riafferrava il diritto, la rivoluzione che riprendeva maestosamente possesso della Francia, dicendo al mondo: «A domani il resto!
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