Stare in così mirabili rapporti di prestidigitazione colle tenebre è cosa ottima per il brigantaggio e mirabile per la polizia; e vi sono siffatti furfanti a doppio taglio. Come che sia, Claquesous, smarrito, non fu più trovato e Javert ne parve più irritato che stupito.
Quanto a Mario, «quel babbeo d'un avvocato che aveva probabilmente avuto paura» e del quale aveva dimenticato il nome, Javert ci teneva pochissimo. Del resto, un avvocato si ritrova sempre; ma era poi soltanto un avvocato?
L'istruzione del processo era incominciata. Il giudice istruttore aveva trovato opportuno non mettere uno degli uomini della banda Patron Minette sotto segregazione, sperando in qualche confidenza; quell'uomo era Brujon, il capelluto della via del Petit-Banquier. L'avevan lasciato libero di girare nel cortile Carlomagno e l'occhio dei sorveglianti era fisso su lui.
Quel nome, Brujon, è uno dei ricordi della Force. Nel lurido cortile detto del Nuovo Edificio, che l'amministrazione chiamava la corte San Bernardo e i ladri la fossa dei leoni, su quel muro scrostato e lebbroso, che s'elevava a sinistra fino all'altezza dei tetti, presso una vecchia porta di ferro arrugginita, che conduceva all'antica cappella del palazzo ducale della Forte, divenuta un dormitorio di briganti, si vedeva ancora, dodici anni fa, una specie di bastiglia grossolanamente scolpita con un chiodo nella pietra, e sotto questa firma:
brujon, 1811.
Il Brujon del 1811 era il padre di quello del 1832.
Quest'ultimo, che si è potuto solo intravedere nell'agguato della catapecchia Gorbeau, era un solido giovanotto astutissimo e molto accorto, dall'aspetto scemo e lacrimevole.
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