Tutto aveva bisogno d'esser inaffiato; il rododendro, soprattutto, intristiva. Papà Mabeuf era di coloro per i quali le piante hanno un'anima. Il vecchio aveva lavorato tutto il giorno al suo riquadro d'indaco ed era spossato dalla stanchezza; pure s'alzò, depose il libro sulla panca e si diresse, tutto curvo e a passi incerti, fino al pozzo; ma quando ebbe afferrata la catena, non poté neppure tirarla quel tanto che bastasse a sganciarla. Allora si voltò ed alzò uno sguardo angosciato verso il cielo che andava riempiendosi di stelle.
La serata aveva quella serenità che opprime i dolori degli uomini sotto non so quale triste ed eterna gioia. La notte prometteva d'essere altrettanto arida, quanto era stato il giorno.
«Stelle dappertutto!» pensava il vecchio. «Non la più piccola nube! Non una goccia d'acqua!»
E la testa, che s'era alzata un momento, gli ricadde sul petto. La rialzò e guardò ancora il cielo, mormorando:
«Una goccia di rugiada! Un po' di pietà!»
Tentò daccapo di sganciare la catena del pozzo, ma non poté.
In quel momento, intese una voce che diceva:
«Papà Mabeuf, volete che v'inaffi il giardino?»
Nello stesso tempo, si produsse nella siepe un rumore di bestia selvatica che s'apra il passo ed egli vide uscire dagli sterpi una specie di ragazzona magra, che gli si parò ritta innanzi, guardandolo apertamente; aveva meno l'aspetto d'un essere umano che quello d'una forma che fosse sbocciata nel crepuscolo.
Prima che papà Mabeuf, che si spaventava facilmente e aveva, come abbiam detto, lo sgomento pronto, avesse potuto rispondere una sola sillaba, quell'essere, i movimenti del quale avevan nell'oscurità una specie di bizzarra ruvidezza, aveva staccata la catena, immerso e ritirato il secchio e riempito l'inaffiatoio; e il buon vecchio vedeva quell'apparizione, ch'era a piedi scalzi e con una gonnella a sbrendoli, correre lungo le aiuole, distribuendo la vita intorno a lei.
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Mabeuf Mabeuf Mabeuf
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