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      Il rumore dell'inaffiatoio sulle foglie riempiva di rapimento l'anima di papà Mabeuf; gli pareva che ora il rododendro fosse felice.
      Vuotato il primo secchio, la ragazza ne attinse un altro e poi un terzo; inaffiò così tutto il giardino.
      A vederla camminare in quel modo nei viali, sui quali il suo profilo si disegnava in nero, agitando sulle grandi braccia angolose il suo scialletto tutto sbrindellato, ella aveva alcunché d'un pipistrello. Quand'ebbe finito, papà Mabeuf le si avvicinò colle lagrime agli occhi e le posò la mano sulla fronte:
      «Dio vi benedirà,» disse. «Voi siete un angelo, dal momento che vi curate dei fiori.»
      «No,» ella rispose; «sono il diavolo; ma per me fa lo stesso.»
      Il vecchio esclamò, senza aspettare né sentire la risposta di lei.
      «Peccato ch'io sia tanto disgraziato e povero! Non posso far niente per voi.»
      «Potete fare qualche cosa,» ella disse.
      «E cosa?»
      «Dirmi dove abita il signor Mario
      Il vecchio non comprese.
      «Quale signor Mario
      Alzò il suo sguardo vitreo e parve cercasse qualche cosa svanita.
      «Un giovinotto che una volta veniva da voi.»
      Intanto Mabeuf aveva frugato nella memoria.
      «Ah, sì!...» esclamò. «So che cosa volete dire. Aspettate! Il Signor Mario..., il barone Mario Pontmercy, perbacco! Egli abita... o piuttosto non abita più... Oh, guarda, non lo so!»
      Mentre parlava, s'era chinato per mettere a posto un ramo del rododendro e continuava:
      «Ecco, adesso mi ricordo. Passa spessissimo sul viale e va verso i paraggi della Glacière. In via Croulebarbe; al campo dell'Allodola.


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I miserabili
di Victor Hugo
pagine 1886

   





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