»
«Mio padre?» ella disse. «O bella, mio padre! Ma state tranquillo: mio padre è segregato in cella. Del resto, mi occupo forse di mio padre, io?»
«Ma tu non mi prometti!» esclamò Mario.
«Ma lasciatemi andare, dunque!» ella disse, scoppiando in una risata. «Come mi scuotete! Sì, sì, ve lo prometto! Ve lo giuro! Che me ne importa? Non dirò l'indirizzo a mio padre. Oh, va bene, così? Siamo a posto?»
«Né a nessuno?» fece Mario.
«Né a nessuno.»
«Ed ora,» riprese Mario «conducimi là.»
«Subito?»
«Subito.»
«Venite. Oh, com'è contento!» ella disse.
Dopo pochi passi, si fermò.
«Mi seguite troppo da vicino, signor Mario. Lasciatemi andare avanti e seguitemi così, senza averne l'aria; non bisogna che si veda un giovane dabbene, come voi, con una donna come me.»
Nessuna lingua saprebbe dire tutto quel ch'era contenuto in quella parola, donna, così pronunciata da quella fanciullaElla fece ancora una dozzina di passi e si fermò di nuovo. Mario la raggiunse ed ella gli rivolse la parola di fianco, senza voltarsi verso di lui:
«A proposito, sapete che mi avete promesso qualche cosa?»
Mario si frugò in tasca. Possedeva in tutto il mondo solo i cinque franchi destinati al padre Thénardier; li prese e li mise in mano ad Eponina.
Ella aperse le dita e lasciò cadere in terra la moneta, guardandolo con aria cupa:
«Non voglio il vostro denaro,» disse.
LIBRO TERZOLA CASA DI VIA PLUMET
I • LA CASA A SORPRESAVerso la metà del secolo scorso, un primo presidente del parlamento di Parigi, che aveva un'amante e voleva tenerla nascosta, poiché a quel tempo i grandi signori ostentavan le loro amanti e i borghesi le nascondevano, fece costruire una «casetta» nel sobborgo Saint-Germain, nella deserta via Blomet, oggi chiamata Plumet, poco lungi dal luogo che si chiamava allora la Giostra degli animali.
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